LETTERATURA & GIORNALISMO |
Almeno due cose in cui ho creduto lungo il mio cammino e
continuo a credere, vorrei segnare qui. Una è la passione per una
cultura globale, il rifiuto della incomunicabilità specialistica
per tener viva un'immagine di cultura come un tutto unitario, di cui
fa parte ogni aspetto del conoscere e del fare, e in cui i vari
discorsi d'ogni specifica ricerca e produzione fanno parte di quel
discorso generale che è la storia degli uomini, quale dobbiamo
riuscire a padroneggiare e sviluppare in senso finalmente umano. (E
la letteratura dovrebbe appunto stare in mezzo ai linguaggi diversi
e tener viva la comunicazione tra essi). (I. Calvino in La generazione degli anni difficili) Ogni vero romanzo deve star sospeso fra la realtà e
l'immaginario; avere, oltre la vicenda, un possibile significato
riposto, anche rischiando (perché no?) di diventare un apologo. Si scrive perché si sta male, non si è in sintonia con
l’ambiente familiare e sociale, la cultura vigente coi suoi miti e
riti ci pare una gabbia imprigionante che crea frustrazione. Certo
non tutti i granelli di sabbia diventano perle, il più delle volte
fanno morire l’ospite che li accoglie, ma i miracoli avvengono, e
solo a partire dall’iniziale disagio. [...] il tipo di critica sociale cui mi riferisco è il metodo
inventato virtualmente dal grande saggista russo Vissarion Belinskij:
il tipo di critica in cui di proposito si evita di tracciare troppo
nettamente il confine tra vita e arte; in cui lode e biasimo, amore
e odio, ammirazione e rifiuto sono liberamente espressi per le forme
artistiche come per i ritratti umani dei personaggi, per le qualità
personali degli autori come per il contenuto dei loro romanzi; e i
criteri che entrano in gioco in queste valutazioni coincidono, per
scelta deliberata o implicitamente, con quelli che ci guidano nel
giudicare o nel descrivere gli esseri umani che incontriamo nella
vita di ogni giorno. Esiste una qualità che unisce tutti gli scrittori grandi e
immortali: non servono scuole o università per tenerli in vita.
Toglieteli dal programma, metteteli nella polvere della biblioteca.
Sempre ci sarà un lettore occasionale che, senza esservi indotto,
li libererà dall'oblio e li porterà alla luce senza chiedere alcun
favore. Per sopravvivere alle mode non c'è altra salvezza che
l'isolamento e l'imperturbabilità dello spirito. Quante mode
intellettuali non ho già visto sfilare davanti a me. I volgari
sfruttatori di rimasugli sono sempre all'opera. Ma quelli che
dominano il mercato svendendo la loro merce si riconoscono subito e
man mano che passa il tempo si impantanano da soli nella loro
sozzura. Chi ha esperienza della letteratura vive indirettamente molte
vite diverse, si nutre di compassione e di desiderio di giustizia,
il suo giudizio di spettatore coinvolto è sensibile più di ogni
altro alla complessità e all'imponderabile, alle differenze
qualitative, alla difficoltà di scegliere e di essere se stessi. La letteratura è una difesa contro le offese della vita. Nel XIX secolo, mentre la scienza ignorava l'individuale, il
singolare, il concreto, lo storico, da parte sua la letteratura e
soprattutto il romanzo da Balzac a Dostoevskij e Proust li hanno restituiti
rivelando la complessità umana. Le scienze portavano avanti quella
che credevano essere la loro missione: dissolvere la complessità
delle apparenze per rivelare la semplicità nascosta della realtà.
La letteratura si era data di fatto per missione di rivelare la
complessità umana celata sotto apparenze semplici. Rivelava degli
individui, soggetti, di desideri, di passioni, di sogni, di follie,
coinvolti in relazioni d'amore, di rivalità, di odio, immersi nel
loro ambiente sociale e professionale, che subiscono situazioni e
casi, che vivono il loro destino incerto. Penso che Salinger e Updike siano di gran lunga gli artisti
migliori degli ultimi anni. Il bestseller fasullo, tutto sesso, il
romanzo violento e volgare, l'esposizione romanzata di problemi
sociali o politici e, in generale, i romanzi in cui prevalgono su
tutto il resto i dialoghi o i commenti sociologici - questa roba è
rigorosamente bandita dal mio comodino. E la popolare miscela di
pornografia e frottole ideologiche è qualcosa che mi fa
semplicemente vomitare. L'autore è il lettore ideale di se medesimo. Tutti i romanzieri degni di questo nome scrivono romanzi
psicologici, immagino. In linea generale il lettore non specialista, oggi come un tempo,
non legge le opere per padroneggiare meglio un metodo di lettura, né
per ricavarne informazioni sulla società in cui hanno visto la luce, ma
per trovare in esse un significato che gli consenta di comprendere
meglio l'uomo e il mondo, per scoprire una bellezza che arricchisca la
sua esistenza; così facendo riesce a capire meglio sé stesso. La
conoscenza della letteratura non è fine a sé stessa, ma rappresenta
una delle vie maestre che conducono alla realizzazione di ciascuno. Editoria è conoscenza degli uomini. La letteratura può molto. Può tenderci la mano quando siamo
profondamente depressi, condurci verso gli esseri umani che ci
circondano, farci comprendere meglio il mondo e aiutarci a vivere. Non
vuole essere un modo per curare lo spirito; tuttavia, come rivelazione
del mondo, può anche, cammin facendo, trasformarci nel profondo. La vera vita è la letteratura. La scrittura e la letteratura sono profondamente legate a una
mancanza, intorno alla quale gira tutta la nostra esistenza. Quando voglio leggere un romanzo lo scrivo. Improvvisamente mi ero reso conto che i grandi autori del
secolo precedente: i Kafka, i Joyce, i Musil, i Céline, i Gadda, pur
continuando a dirci molte cose della condizione umana, avevano cessato di essere
"moderni". Bisognava avventurarsi sul filo di un'altra
modernità, ancora più indecifrabile e paurosa di quella che era stata
affrontata dai classici del primo Novecento. Bisognava tentare, ancora una
volta, di essere "assolutamente moderni": a modo nostro, e non
alla maniera dei nostri maggiori. Dopo aver pensato per vent'anni (credo a
ragione) che il presente non fosse raccontabile, ho voluto tornarci per
vedere se era cambiato qualcosa. 1 | 2 | |
| home
|
| zibaldone |
|
Pagina aggiornata il 25.09.09 Copyright 2000-2009 Valentino Sossella |