Emiplegia
L'emiplegia è la "paralisi di una metà del corpo, dovuta ad
una lesione della via piramidale di natura centrale (I neurone); (...)
l'emiparesi indica una paralisi incompleta e parziale. È
quantitativamente e non qualitativamente diversa dall'emiplegia.".
[1]
In genere, la paralisi sarà controlaterale all'emisfero cerebrale
colpito, per l'incrociamento delle fibre motorie a livello del tronco
cerebrale.
Per comodità di esposizione, in questo lavoro talvolta si userà il
termine "emiplegia" anche per indicare un quadro emiparetico.
L'emiplegia riconosce molte cause. Qui principalmente si farà
riferimento all'emiplegia come conseguenza di un ictus (o colpo
apoplettico o stroke).
A scopo mnemonico e semplificativo, riconosceremo:
- emiplegia da ischemia cerebrale (la più frequente);
- emiplegia da emorragia cerebrale.
Due i quadri clinici principali:
- emiplegia destra con afasia ed eventuali deficit aprassici e/o gnosici;
- emiplegia sinistra con emi-inattenzione visuo-spaziale (neglect)
associata a disorientamento spazio-temporale.
Il risultato del trattamento riabilitativo sulla persona emiplegica
non dipenderà soltanto dal danno motorio, ma anche dalle turbe
neuropsicologiche associate.
Menomazione. Disabilità. Handicap. Classificazione OMS
L'infermiere
che lavora in un reparto di Riabilitazione, durante lo svolgimento
della propria attività, per esempio nella compilazione della cartella
infermieristica e nelle riunioni di equipe, si trova spesso a
dover utilizzare la classificazione delle conseguenze delle malattie
elaborata nel 1980 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Secondo
tale classificazione, le conseguenze dei fenomeni morbosi possono
essere classificate in tre categorie:
- infermità (impairment): qualsiasi perdita o anormalità di una
struttura o funzione anatomica, fisiologica o psicologica;
- invalidità (disability): ogni restrizione o perdita, a seguito di
un'infermità, della capacità a svolgere un'attività nel modo e
nell'ambito considerato normale per l'uomo;
- incapacità (handicap): la situazione svantaggiosa per un dato
individuo conseguente ad un'infermità o invalidità che limita o
impedisce la completa realizzazione di una prestazione considerata
normale per quell'individuo in rapporto all'età, al sesso, a fattori
sociali e culturali. [2]
Facendo un esempio relativo al nostro tema,
potremo così schematizzare:
danno ---> ictus;
disabilità ---> incapacità a deambulare, a vestirsi, a lavarsi
ecc. in autonomia;
handicap ---> perdita del lavoro e del proprio ruolo a causa della
paralisi.
Note
- La definizione è tratta da Colucci, D'Amato
C., Vizioli R. Dizionario di neurologia (seconda edizione).
Roma, Il Pensiero scientifico, 1988
- Si fa riferimento alle definizioni contenute in
Muzzi A. Medicina preventiva. Firenze. Uses, 1992