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LA RELAZIONE D'AIUTO

La comparsa di uno stroke determina una crisi nell'esistenza della persona colpita e di chi lo assiste. Si tratta di conseguenze psicologiche e sociali, a volte di lunga durata, spesso trascurate da chi è impegnato a dare il massimo sul versante delle cure tecnico-sanitarie.
Sovente lo stroke determina nel paziente depressione, disperazione, carenza di motivazione al trattamento. Si tratta di sintomi che influiscono negativamente sui risultati del trattamento.

Le moderne unità di riabilitazione comprendono, nel loro team interprofessionale, la figura dello psicologo, deputato a fornire un sostegno specifico ai pazienti e alle famiglie in difficoltà. Ma non basta. Occorre che tutto il setting riabilitativo sia orientato a sostenere emotivamente e spiritualmente il paziente e i caregivers.
Per questo sarà compito di tutti gli operatori professionali improntare il proprio approccio al malato instaurando una relazione d'aiuto.

Il comportamento dell'operatore verso la persona disabile

  • l'osservazione dell'operatore non si focalizza sui deficit, ma sulle capacità residue in modo da potenziarle e rafforzarle;
  • un clima positivo, sereno, ispirato alla fiducia nelle capacità del soggetto ha lo scopo di incoraggiare gli sforzi, i tentativi di progredire, di andare avanti, favorendo l'iniziativa e la libera espressione.
    La persona disabile, in questo modo, si percepisce come parte attiva diventando compartecipe del proprio itinerario di recupero;
  • non farsi illusioni e non crearne;
  • la persona va considerata e accettata per quello che è e non per quello che dovrebbe essere, con i suoi pregi e i suoi deficit, aiutandola a scoprire le sue qualità e a saperle valorizzare;
  • instaurare un rapporto di tipo orizzontale, da pari a pari, basato sull'aiuto reciproco per giungere ad un unico fine;
  • porre la persona nelle condizioni migliori per raggiungere il massimo della sua autonomia nel rispetto e nella considerazione del suo disagio. [1]

Sono in grado di gestire una "relazione d'aiuto"?

  1. Sono in grado di farmi percepire dall'altro come "congruente": ovvero riesco ad essere consapevole di ogni sentimento, anche negativo, che provo nella relazione?
  2. Sono in grado di esprimermi in modo sufficientemente chiaro con l'Altro così da riuscire a comunicare senza ambiguità chi sono io e come mi sento nella relazione?
  3. So sperimentare atteggiamenti positivi verso l'altra persona: atteggiamenti di calore, protezione, interesse, rispetto?
  4. Sono abbastanza forte come persona da restare separato dall'altra persona, cioè di mantenere la mia individualità e preservare quella altrui?
  5. Mi sento abbastanza sicuro di me stesso così da permettere all'altra persona una sua esistenza separata, senza di me?
  6. Sono in grado di sfiorare parti importanti della personalità dell'Altro senza provare il desiderio di giudicare?
  7. So accettare ogni persona per quel che è?
  8. So agire nel rapporto con sufficiente sensibilità, perché il mio comportamento non venga percepito come una minaccia o una violazione della privacy altrui?
  9. Sono in grado di aiutare a liberare l'Altro dalla paura di essere giudicato?
  10. So percepire l'Altro come entità che sta vivendo un processo di sviluppo?
  11. Nella relazione so staccarmi dal passato mio e dell'Altro, dal mio e dall'Altrui ruolo?
  12. So incontrare senza difficoltà le potenzialità dell'Altro?
  13. So rinunciare al desiderio di considerare l'Altro un oggetto manipolabile e governabile? [2]

Tratti relazionali da sviluppare in un operatore per instaurare una corretta "relazione d'aiuto"

  • orientato sull'Altro, sul Sè e sulla relazione;
  • diffusa responsabilizzazione e controllo delle dinamiche proiettive;
  • atteggiamento empatico;
  • sa modulare l'asimmetria ("insieme possiamo trovare alcune soluzioni al problema");
  • apertura del Sé ("esplicito in maniera chiara, completa e congruente quanto sento");
  • uso di messaggi diretti, sollecitanti, ma mai minacciosi;
  • comunicazione chiara, completa e congruente;
  • induce curiosità, apre questioni, accetta e stimola punti di vista diversi;
  • ricerca le differenze, riconosce nel disequilibrio l'inizio di nuovi equilibri;
  • apre e responsabilizza;
  • introduce runway e crea disordine;
  • autoironizza;
  • inibisce il gregarismo, sollecitando l'Altro al protagonismo;
  • eroga stimoli aperti, moderatamente nuovi, incerti, dissonanti, incompleti;
  • accetta e valuta l'Altro, se necessario;
  • ascolta e modula la relazione rispettando i sentimenti dell'Altro;
  • conduce e si lascia condurre;
  • accetta e sfrutta le valutazioni negative. [3]

Note:

  1. Liberamente riassunto da Tatarelli R, Granata Q, Girardi P. Manuale di riabilitazione fisica e psichica dell'anziano. Roma, Il Pensiero Scientifico, 1995
  2. Tratto da Carl Rogers, 1962
  3. Tratto da Giumelli G, Membrino P. I servizi sociali per anziani. Una sfida possibile. Guerini